Maturità 2016, per i LES la scuola nella Costituzione

Il testo della prova e il commento di Roberto Fini, presidente di AEEE

La prova assegnata ai LES, Licei Economico-Sociali.

Prima Parte

In questi giorni ricorre il settantesimo anniversario di inizio dei lavori dell’Assemblea Costituente, eletta il 2 giugno 1946 con il compito di preparare il testo costituzionale. La commissione incaricata di preparare il contenuto legislativo da sottoporre alla discussione d’aula era presieduta da Meuccio Ruini, un anziano liberale che era stato senatore negli anni precedenti il fascismo. Il passo che segue è tratto dalla relazione di Ruini all’Assemblea Costituente, relativamente alla funzione della scuola pubblica.

Legga con attenzione il candidato il brano e ne illustri i passi salienti

Per la scuola si è riconosciuto che spetta alla Repubblica dettare le norme generali sull’istruzione, organizzare la scuola di Stato in tutti i suoi gradi, riconoscere ad enti e privati la facoltà di istituire altre scuole. Tutto ciò non costituisce un monopolio statale; ed è ammessa la libertà di insegnamento. Ma l’organizzazione della scuola pubblica è una delle precipue ed indeclinabili funzioni dello stato; e quando le scuole non statali chiedono la parificazione, la legge ne definisce, insieme con i diritti, gli obblighi e la sorveglianza che lo Stato deve esercitare. La serietà degli studi con l’obbligo dell’esame di Stato, non solo allo sbocco finale ma anche in gradi intermedi. Uno dei punti al quale l’Italia deve tenere è che nella sua costituzione […] sia accentuato l’impegno di aprire ai capaci e meritevoli, anche se poveri, i gradi più alti dell’istruzione. Alla realizzazione di questo impegno occorreranno grandi stanziamenti, ma non si deve esitare; si tratta di una delle forme più significative di riconoscere, anche qui, un diritto della persona, di utilizzare a vantaggio della società forze che resterebbero latenti e perdute, di attuare una vera ed integrale democrazia. (Relazione del Presidente della Commissione, Progetto di Costituzione della Repubblica Italiana, Roma, 6 febbraio 1947)[1].

La nostra Costituzione sembra aver recepito in modo adeguato l’importanza della scuola e dell’istruzione in generale, facendone uno dei princìpi cardine del suo disegno, in particolare, ma non solo , negli artt. 33, 34 e 35.

Seconda Parte

Dopo averne esposto i contenuti il candidato risponda a due delle domande che seguono:

  1. A parere del candidato il riferimento ai “capaci e meritevoli, anche se poveri” è stato attuato?
  2. Nel sistema di istruzione italiano la presenza, sia pure minoritaria, d scuole private accanto a quelle pubbliche rappresenta un valore aggiunto o no? Perché?
  3. Le necessità finanziarie del sistema di istruzione vengono coperte dalle entrate derivanti dalla fiscalità generale (imposte in particolare); questo dipende da una precisa scelta del legislatore. Quale?
  4. Quali sono i vantaggi individuali di tipo economico che derivano dal raggiungimento di un titolo di studio più alto?

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 Il commento di Roberto Fini, presidente di AEEE, Associazione Europea per l’Educazione Economica.

In questi giorni cade l’anniversario delle prime sedute dell’Assemblea Costituente che pose mano fra la seconda metà del ’46 e lungo tutto l’arco del ’47 alla discussione ed approvazione della nostra Costituzione. Di questa fu protagonista, fra gli altri, l’anziano Meuccio Ruini, che era stato senatore del Regno in epoca pre-fascista. Con il suo lavoro di riflessione, egli orientò in modo determinante il contenuto costituzionale in senso liberale. Al tempo stesso egli, ed altri Padri Costituenti, erano ben consapevoli che nel nascente stato democratico si dovesse tener presente il contesto storico nel quale andava maturando il dibattito politico-istituzionale, denso di punti di vista diversi e in qualche caso alternativi.

Grazie alla sensibilità dei Costituenti, largo spazio venne dato al ruolo dell’istruzione, intesa come strumento di promozione sociale e come mezzo attraverso il quale si poteva ragionevolmente sperare di attutire le diseguaglianze di partenza. Ma insieme ai principi generali sul ruolo dell’istruzione sui quali esisteva un generale accordo fra le forze politiche, c’erano da sciogliere numerosi nodi di tipo istituzionale: quale spazio dare alla scuola privata accanto a quella pubblica, come rendere concretamente attuabile il sistema di finanziamento ai “capaci e meritevoli anche se privi di mezzi”, ecc.

È evidente che si tratta di temi ancora attuali e abbondantemente presenti nelle dispute politiche contemporanee: sono passati settant’anni dal dibattito in sede di Costituente e alcuni nodi cruciali non sono stati risolti. Si pensi al sistema di incentivazione del merito: non esiste nel nostro Paese un efficace sistema di borse di studio ed anche le spese per l’istruzione obbligatoria gravano ancora sulle famiglie. Per non parlare del rapporto fra istruzione pubblica e privata, che è ancora oggi è oggetto di una anacronistica guerra fra “guelfi e ghibellini”…

I meriti del tema scelto come oggetto di seconda prova al liceo economico-sociale riguardano diversi aspetti: bene ha fatto il Ministero a rammentare che le origini del nostro impianto democratico derivano dall’appassionato dibattito di quegli anni, solo apparentemente lontani. Inoltre, nella formazione di cittadini consapevoli non può mancare una riflessione sul ruolo dell’istruzione e sulla scuola. Che tutto questo serva a risolvere i problemi che ancora oggi rendono la scuola italiana in molti casi poco efficiente è evidentemente tutto da dimostrare, ma ci fa ben sperare…

Inoltre il richiamo al ruolo svolto dal titolo di studio per il miglioramento delle condizioni economiche dei singoli, può essere considerato un opportuno stimolo alla scolarizzazione. Non si deve dimenticare, infatti, che una parte della gioventù italiana, quando non evade l’obbligo, spesso non raggiunge un titolo di studio e dunque si condanna alla marginalità salariale ed occupazionale.

In definitiva, un tema di buon livello, che permette riflessioni su più fronti e che dovrebbe avere sperabilmente permesso agli studenti di svolgerlo su piani e con profondità diversi. Infine va rilevato il buon equilibrio fra quesiti economici e quesiti giuridici: in questo modo si è probabilmente tentato di fornire indicazioni sull’unitarietà della materia. Un modo intelligente per dimostrare che anche discipline diverse dal punto di vista scientifico possono avere un buon carattere di unitarietà sul piano didattico.

[1] La relazione integrale è scaricabile a partire dall’URL:

http://legislature.camera.it/_dati/costituente/lavori/ddl/00Anc.pdf