Pantaleo (Cgil): legge ‘pessima scuola’ divide e nega diritti

"Sciopero 23 maggio è risposta a Giannini che non vuole ascoltare"

 

La legge sulla pessima scuola, i concorsi effettuati senza criterio, le stabilizzazioni sbandierate come una grande conquista rispondono, in realtà, ad una precisa strategia, contro la quale i sindacati combatteranno uniti. È la strategia che vuole dividere la scuola, in docenti di serie A, di serie B e di serie C, e che nega diritti e

riconoscimenti al personale amministrativo, tecnico e ausiliario. Strategia che costruisce un lessico in cui dominano parole come competizione, merito, prestazione“. Lo ha detto Domenico Pantaleo, segretario della Flc Cgil, chiudendo la manifestazione a piazza Montecitorio, indetta da FLC CGIL, Cisl scuola, Uil scuola e Snals.

Tutto ciò – ha proseguito – è contrario allo spirito costituzionale della scuola pubblica, la cui missione è quella di

educare, formare, istruire e fornire le chiavi della conoscenza a tutti, senza lasciare nessuno indietro. Così come sono valori assoluti coloro che ogni giorno lavorano nella e per la scuola pubblica, tenacemente e coraggiosamente, nonostante livelli salariali agli ultimi posti nelle classifiche europee. Avevamo proposto un’altra strada: quella della stabilizzazione di tutti i precari, nel giro di pochi anni, evitando di lasciare fuori dalla scuola decine di migliaia di lavoratori, e costruendo forzose gerarchie nella scuola“.

Per queste ragioni – ha spiegato Pantaleo – la nostra mobilitazione continuerà, con lo sciopero generale del 23 maggio e anche dopo. La ministra Giannini scrive che trova singolare proclamare uno sciopero contro un governo che assume, annunciandolo il giorno in cui parte il concorso. Delle due l’una, o la ministra finge di non capire come stanno le cose, oppure non ha davvero capito: la manifestazione di oggi e lo sciopero del 23 maggio sono una risposta alla sua pervicace e autoritaria volontà di non dare ascolto a nessuno, né a chi nella scuola lavora ogni giorno, né alle rappresentanze sindacali. Più volte abbiamo espresso, alla ministra e al governo, la necessità di aprire un tavolo per il dialogo sulla legge 107, di aprire le trattative per il rinnovo del contratto. Tutte le volte, il dialogo è stato negato, usando il metodo dell’autoritarismo, piuttosto che la ragionevolezza dello scambio di vedute“.