Attilio Fratta (DIRIGENTISCUOLA): Sono molte le cause della debolezza del Dirigente Scolastico

Tuttoscuola ha intrapreso da alcune settimane un percorso di approfondimento e conoscenza riguardante il ruolo e la funzione del Dirigente scolastico. Oggi è il turno di Attlio Fratta, Segretario Generale di DIRIGENTISCUOLA. Prima di lui è intervenuto Paolino Marotta, presidente dell’ANDIS (Associazione Nazionale dei Dirigenti Scolastici). Prima di lui sono intervenuti Pasquale Ragone, coordinatore nazionale dei dirigenti scolastici  Snals, Maddalena Gissi, segretario generale della CISL scuola, il  segretario generale della Flc-Cgil Domenico PantaleoGiorgio Rembado, presidente dell’ANP (Associazione Nazionle Presidi),  Giuseppe Turi segretario della UIL scuola, ed  Ezio Delfino, presidente nazionale  Di.S.A.L. (Associazione Dirigenti Scuole Autonome e Libere). 

I principali referenti di associazioni e organizzazioni sindacali si sono confrontati nelle ultime settimane sul sito di Tuttoscuola per cercare di approfondire e fare chiarezze sulle caratteristiche peculiari del Dirigente Scolastico. Sta emergendo un quadro complesso, composto da punti di vista e angolature in alcuni casi in piena sintonia, in altri molto distanti.

Quali le cause di debolezza della dirigenza scolastica?

“Le cause di debolezza della dirigenza scolastica originano da almeno tre concomitanti fattori.

In primo luogo la legge istitutiva, n. 59/97, l’ha collocata surrettiziamente nel comparto scuola in nome di una sua presunta specificità, peraltro mai persuasivamente declinata, così precludendo la sua regolazione ad opera del contratto nazionale quadro per le aree dirigenziali, come per tutte le  dirigenze pubbliche: specificità che, più che configurarsi come un quid pluris, le ha impresso l’indelebile marchio di figlia di un dio minore, destinata a stazionare in una sorta di retrobottega, per essere considerata, sostanzialmente, una dirigenza finta o una non-dirigenza;

In secondo luogo, essa non ha mai potuto compiutamente dispiegarsi, irretita in una massa di norme eterogenee, di matrice pre-autonomistica e tutte formalmente vigenti, intestanti poteri gestori, tipici di ogni dirigenza, a soggetti “politici” (come il Consiglio d’istituto) o tecnico-professionali (come il Collegio dei docenti), per non dire della sua, teorizzata  e pretesa dai sindacati di comparto, incompetenza ad esprimere qualsivoglia apprezzamento sulla prestazione fondamentale dei docenti siccome protetti dal dogma della libertà d’insegnamento: e ciò nonostante, la predetta dirigenza, sia ritenuta ex lege responsabile della produttività e qualità del servizio scolastico!;

In terzo luogo, è stata e continua ad essere rappresentata, a maggioranza assoluta, e non per castigo divino bensì per scelta dei diretti interessati, dai quattro sindacati generalisti di comparto, che legittimamente le antepongono gli interessi dei soci di – schiacciante – maggioranza (docenti e ATA), e quindi impegnati ad erodere i poteri, ovvero a contrastare quanto più possibile l’azione di una controparte, ieri datoriale e oggi padronale, in funzione di tutele e garanzie di un’indistinta massa impiegatizia di lavoratori, sia pure della conoscenza!”

 

Come si riforma la dirigenza scolastica?

“Non occorre nessuna riforma, da un lato bastando ripulire le superfetazioni normative per intanto sfruttando la delega contenuta nella legge 107/15 per la revisione innovativa delle sopra riferite disposizioni sparse nell’ordinamento di settore, dall’altro costruendo, e incardinando nel sistema, un middle management di necessario supporto professionale e qualificato, sia sul versante della docenza che su quello, servente, del c.d. ufficio di segreteria.”

La legge 107 è portatrice di una nuova cultura e mentalità nella dirigenza scolastica?

“La legge 107/15 non disegna una nuova dirigenza scolastica, ma ne esplicita le prerogative, che sono proprie di ogni dirigenza pubblica, anche se preposta ai servizi alla persona, partitamente codificate negli artt. 4, 5 e 17 del d. lgs 165/01, integrate – non già abrogate! – dalla norma speciale del successivo, ed esplicitamente richiamato, art. 25.”

Regole e vincoli rendono sempre più difficile l’operare dei dirigenti scolastici. Quali norme e vincoli dovrebbero essere eliminati?

 

“Il lamentoso refrain delle molestie burocratiche non può risolversi nel togliere competenze al dirigente sì da ridurlo a un semplice coordinatore della didattica, bensì – se non si vuole creare il menzionato middle management – allocando gli adempimenti amministrativi seriali in strutture territoriali specializzate, sul modello delle reti di scuole o ripristinando i vecchi, e rimasti virtuali, centri dei servizi amministrativi, magari a livello corrispondente agli ambiti territoriali istituiti dalla legge 107.”

 

Si potrebbero “spacchettare”le competenze e le responsabilità dei dirigenti scolastici? Come?

“Nei termini poc’anzi riferiti, è del tutto improprio uno spacchettamento delle competenze e delle responsabilità della dirigenza scolastica: sempreché voglia essere dirigenza.”

 

La revisione del regolamento di contabilità delle istituzioni scolastiche (n. 44/20001) che il Miur sta elaborando va in questa direzione?

“Sono ovviamente favorevole a una revisione dell’ attuale e vetusto regolamento di contabilità, rendendolo coerente con la triennalità del PTOF e più flessibile, secondo una logica budgetaria. Nondimeno va depurato delle inconferenti competenze gestorie tuttora facenti capo al Consiglio d’istituto, che per contro dev’essere un organo di esclusivo indirizzo politico, esponenziale, se si vuole, della c.d. comunità scolastica.”

 

I dirigenti scolastici si autorganizzano al di là ed oltre  le organizzazioni sindacali e professionali. Perché?

“Capisco che siano esasperati, ma non comprendo come possano pensare di chiedere grazia a coloro che sono tra gli artefici della loro emarginazione.”

A che punto è il contratto? Quali le condizioni e le difficoltà da superare? Quali le previsioni?

“Il dato certo è che per il 2016 non vi sono le risorse né per la perequazione interna né per l’equiparazione retributiva con tutta la dirigenza pubblica normale. Un dato oggettivamente positivo, in esito all’accorpamento delle aree dirigenziali,  da otto a quattro, è che la dirigenza scolastica è almeno uscita dalla riserva indiana in cui finora è stata recintata per contemplare la sua sublime specificità e al riparo da temuti ma inesistenti intrusi. Occorrerà vigilare perché questa  prima e tenue  conquista non venga sterilizzata, inventandosi sezioni speciali. O specifiche.

DIRIGENTISCUOLA occuperà la prima linea, presente ai tavoli negoziali non appena, a breve, sarà certificata la sua raggiunta rappresentatività.”