Low performers: Italia in ritardo, ma migliora

Uno studio dell'Ocse su dati Pisa 2012 segnala una sensibile riduzione degli studenti in difficoltà in Italia, Germania, Russia e Portogallo

L’Italia “ha ridotto il suo numero di studenti con risultati scarsi negli ultimi anni, ma ha ancora davanti molte sfide“. E’ il giudizio che emerge da uno studio Ocse-Pisa sugli studenti quindicenni più problematici e a rischio di esclusione (‘Low Performing Students: Why They Fail and How to Help Them Succeed‘).

La percentuale di studenti sotto il ‘livello 1’ in matematica (che non raggiungono quindi neppure il livello minimo nella scala dei test Pisa-Invalsi compresa tra 1 e 6) è scesa dal 13% del 2003 al 9% del 2012 e quella del livello 1 è passata dal 19% al 16%.

In dettaglio, nel 2012 erano circa 140 mila gli studenti scarsi in matematica, il 25% del totale, e oltre 67 mila, il 12%, quelli scarsi in tutti e tre i campi esaminati dal test Pisa (matematica, lettura, scienze). La percentuale dei ‘low performer’ in matematica supera di 2 punti la media Ocse, ma è calata di 7 punti in dieci anni.

Anche per le altre materie la percentuale di allievi in difficoltà è calata negli ultimi anni: 4 punti in meno per la lettura tra 2003 e 2012, 7 in meno per le scienze dal 2006 al 2012. Entrambe restano però superiori alla media Ocse, rispettivamente al 20% e 19%, contro una media del 18%.

Le basse performance scolastiche, rileva ancora lo studio, presentato oggi dal direttore dell’area Education dell’Ocse, Andreas Schleicher, sono più diffuse tra gli studenti in condizioni socio-economiche svantaggiate, con una quota del 38%, contro 12% per gli studenti di famiglie agiate, e tra gli allievi delle scuole professionali, con una quota del 34%, contro 15% per i liceali.

I ragazzi con risultati scarsi, inoltre, sono quelli che saltano più giorni di scuola, passano meno tempo a fare i compiti (5,6 ore a settimana, contro 9,7 per gli studenti con livello sufficiente o superiore) e sono meno perseveranti.

La questione, sottolinea l’Ocse, non riguarda solo la scuola, ma ha anche un rilevante impatto economico nel medio-lungo periodo.