DS leader o manager? Il dibattito continua

Riceviamo e volentieri pubblichiamo la controreplica del prof. Stefano Casarino al commento inviatoci dal Dirigente scolastico e consigliere CSPI Lamberto Montanari al  suo precedente intervento circa le responsabilità del dirigente scolastico a seguito della riforma sulla Buona Scuola.

Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sul tema, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

 

Ringrazio il Prof. Lamberto Montanari per la sua risposta alle mie osservazioni sul ruolo del DS nella nuova “buona scuola” e anzitutto gli formulo i migliori auguri di buon lavoro per il prestigioso incarico che si accinge a svolgere nel CSPI.

Mi limito ad una premessa e a due veloci puntualizzazioni. Premessa: ciascuno tiene presente, più o meno implicitamente le proprie esperienze professionali (chi scrive ha lavorato anche all’estero, dove la figura del “DS” è totalmente altra rispetto a questa italica invenzione…) e ha e dà della scuola la rappresentazione che gli proviene dal suo vissuto.

Prima puntualizzazione: toni da crociata sui “docenti contrastivi” e quant’altro sono possibili, aldilà delle amplificazioni mediatiche, solo e soltanto quando si esaspera la contrapposizione dei ruoli da una parte e dall’altra e si dimentica di essere tutti sulla stessa barca e di dover remare tutti nella stessa direzione (per maggiore chiarezza: quando il DS dimentica di aver a che fare con dei “colleghi” e quando i docenti dimenticano che il loro interlocutore viene – dovrebbe venire! – dal loro stesso mondo: almeno sinora, anche se francamente inquietano le ipotesi di rendere accessibile tale ruolo solo a chi ha una formazione universitaria di Giurisprudenza o Economia o altro ancora…).

Seconda puntualizzazione: il vero punto da chiarire una volta per tutte è proprio quello che il Prof. Montanari definisce “dualismo pretestuoso” e che “pretestuoso” non è affatto, almeno a parer mio. 

E, a scanso di equivoci, bandiamo gli anglismi: qui non si tratta di “leader” o “manager”, ma si tratta di un dirigente, o preside o come altro si voglia chiamarlo, che sia o no “espressione” della scuola, della comunità scolastica oppure altro, una sorta di “uomo solo al comando, che delega quando e come vuole, premia e punisce, ecc… 

Siamo troppo rapidamente passati dalla “cultura della collegialità” (senza aver mai superato di fatto l’autoreferenzialità) a quella del “dirigismo”, dai collaboratori del Preside eletti dal Collegio Docenti a quelli nominati a sua discrezione: chi, come il sottoscritto, pensa che la scuola sia anzitutto comunità educante e dialogante non può restare sconcertato da questa repentina metamorfosi. 

Non si tratta di rimpiangere il passato, ma di chiedersi (e chiedere con chiarezza a tutti coloro che hanno a cuore la scuola, prima del loro “particulare”) in quale direzione si vuole andare. 

E, di conseguenza, tarare su ciò i prossimi concorsi che tardano a vedere la luce.

Stefano Casarino