I poteri delle dirigente scolastico ora alla prova dei fatti

Riceviamo dalla nostra pagina Facebook il post di Lucio Garofalo, che volentieri pubblichiamo.

Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sul tema, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Ieri mattina ho preso servizio nella mia “nuova” sede di lavoro. “Nuova” per modo di dire, visto che si tratta di un ambiente già familiare, avendoci insegnato negli anni scorsi.

Ho rivisto con piacere volti noti di colleghe che ho avuto modo di conoscere in passato.

Stamattina si è insediato formalmente il collegio dei docenti per il nuovo anno scolastico. La seduta è durata circa tre ore.

State sereni, non è l’incipit di un noioso verbale burocratico. Vorrei soltanto riferire qualche annotazione in merito alla riunione odierna, a proposito del discorso pronunciato dal nuovo preside. A parte qualche dotta citazione ed apprezzabili enunciazioni di principio, mi pare che la visione delineata dal preside si possa riassumere così: valori del passato e tradizione, declinati con uno stile innovativo imprenditoriale. In sostanza, si è già immerso nel ruolo che gli conferisce la legge.

Approfittando della circostanza in cui sono stato invitato a presentarmi come “nuovo arrivato” (in realtà, sono rientrato in sede alla stregua del “figliol prodigo” della celebre parabola di Gesù), mi sono limitato ad esternare il mio disappunto rispetto al “nuovo corso”, usando un tono garbato ed elegante. Ma avremo modo di discuterne meglio in occasione della seduta collegiale dedicata proprio alla legge 107/2015.

Credo che, in questa fase storica, uno spirito di sana, intelligente conservazione non sia affatto deprecabile. Da non confondere con un antiquato conservatorismo. Ho apprezzato pure qualche passaggio etico-filosofico nel discorso di insediamento del preside, benché le mie impressioni siano ancora superficiali. Mi servirà verificare, in futuro, se tali valutazioni saranno suffragate da azioni ed atteggiamenti coerenti. Vale a dire: come si regolerà il preside quando la sua visione della scuola dovrà tradursi in “pratiche positive”, per cui dovrà applicare le funzioni gerarchiche di capo di Istituto che la legge gli assegna?

In altri termini, mi domando se saprà mantenere ed esercitare in modo coerente lo spirito etico ed i buoni propositi enunciati verbalmente. Come si regolerà rispetto ad eventuali casi di concorrenza e competizione che si potranno determinare all’interno della scuola?

Mi riferisco anzitutto (ma non solo) alla “meritocrazia” tanto decantata, che si tradurrà in una serie di meccanismi premiali affidati all’arbitrio ed alla discrezionalità del dirigente scolastico. In pratica, si vanno ad insinuare nel mondo della scuola, in un ambiente deputato alla formazione ed alla trasmissione del sapere, criteri e strumenti di valutazione, premialità e retribuzione di stampo clientelare, con il rischio di alimentare comportamenti furbeschi ed opportunistici, incentivando rivalità interpersonali, annullando ogni forma di solidarietà e lealtà tra colleghi, istigando egoismi ed individualismi, esaltando la corsa al successo e stili arrivistici o carrieristici, come già accade nel settore dell’impresa privata…