L’insegnante come ‘regista’ educativo

Sul tema della relazione tra docente e allievo, abbiamo ricevuto questa email da Maurizio Parodi, che volentieri pubblichiamo.

Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sul tema, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

—————

Imparare a non insegnare

Qualche anno fa, nel corso di una ricerca sulle tecnologie in classe, alcuni docenti di scuola primaria, si espressero in questi termini: i bambini sono disinvolti nell’uso del computer, del tutto a loro agio; collaborano e si insegnano a vicenda: da questo punto di vista è un vantaggio che i docenti siano poco capaci.

Considerazione apparentemente paradossale, ma molto interessante giacché riconosce:

    – la capacità degli alunni di acquisire competenze sofisticate e cognitivamente pregevoli, in assenza di un insegnamento diretto.

    – la capacità di apprendere utilizzando strategie di tipo inferenziale, per prova ed errore (quelle che consentono anche ai più piccoli di imparare il funzionamento dei videogiochi da soli e senza studiare “manuali”).

    – l’attitudine alla condivisione delle competenze, la disponibilità a «soccorrere» i compagni meno capaci, a insegnare ciò che sanno (quando il contesto educativo lo consenta).

    – la «spontanea» propensione a esplorare ambienti sconosciuti e stimolanti, a lavorare insieme per risolvere problemi, raggiungere obiettivi, realizzare progetti.

In estrema sintesi, si potrebbe dire che gli studenti apprendono meglio se gli insegnanti non sanno, ovvero: tanto meno si insegna tanto più si impara.

Affermazione rischiosa ma pedagogicamente corretta che rimanda a una visione del ruolo docente più evoluta di quella praticata nelle nostre aule: non più attore (più o meno verboso, ammorbante…) che si rivolge alla platea di spettatori (più o meno muti, rassegnati…), ma regista educativo, capace di governare la complessità dei processi cognitivi e relazionali, di sostenere e promuovere la crescita culturale del singolo, ampliandone l’orizzonte di esperienze e di interessi per renderlo consapevole del suo rapporto con un sempre più vasto tessuto di relazioni e di scambi, creando un clima sociale positivo che favorisca il lavoro di gruppo e l’aiuto reciproco, e solleciti l’iniziativa, l’autodecisione, la responsabilità personale.

Una scuola bella, viva, sana.

Maurizio Parodi

Ci stiamo impegnando per dare voce ad un diritto negatoci x anni!!!