Fondazione Agnelli: sul merito il governo sbaglia tutto

Si potrà discutere sul maggiore o minore successo che le proposte contenute nel documento-piano ‘La Buona Scuola’ hanno ricevuto, tranne che in un caso: gli ‘scatti di competenza’ per gli insegnanti (riservati però solo a due terzi dei docenti) in sostituzione di quelli di anzianità  sono stati sonoramente bocciati.

Lo sottolinea in particolare la Fondazione Giovanni Agnelli (FGA), che in un articolo del suo direttore, Andrea Gavosto, pubblicato sabato scorso sul Corriere della Sera, invita il governo ad abbandonare “la sgangherata proposta della Buona Scuola per premiare, invece, gli insegnanti attraverso passaggi di carriera basati sul merito, chiaramente definiti e conseguibili attraverso regole certe e trasparenti”.

A differenza della proposta governativa, che comunque riguarderebbe una massa consistente di docenti (due terzi), quella della FGA ne interesserebbe molti di meno: quelli disposti “a fornire un contributo significativo a gestire con competenza le tante questioni organizzative da cui dipende il buon funzionamento di un istituto”. In questo modo, a differenza della proposta della Buona Scuola, si favorirebbe la creazione in ciascuna scuola di un “nucleo stabile di persone capaci e motivate”: una sorta di middle management che affiancherebbe il dirigente scolastico.

L’accesso a queste posizioni professionali intermedie, secondo Gavosto, dovrebbe essere a numero limitato e “idealmente i passaggi di carriera andrebbero regolati da concorsi, sulla base di criteri nazionali uguali per tutti”: “per accedere ai gradi superiori, il docente presenterà un proprio articolato portfolio professionale, in cui avrà un peso rilevante il giudizio dei dirigenti scolastici”.

In pratica la FGA propone un modello con un rapporto numerico più che rovesciato rispetto a quello della Buona Scuola: anziché due terzi di ‘meritevoli’ e un terzo fermo al palo di partenza avremmo forse (ipotizziamo) un quinto di docenti meritevoli, o meglio ‘in carriera’, e quattro quinti con compiti ordinari. Un rapporto simile a quello proposto a suo tempo da Luigi Berlinguer e che gli costò una vasta e rovinosa protesta da parte di un gran numero di insegnanti, che temevano di essere etichettati come “non bravi”. Ma il modello della FGA sarebbe diverso in un punto fondamentale: non punterebbe infatti a premiare i “più bravi” umiliando gli altri, ma i “più professionalizzati”.