La dispersione scolastica scende poco poco

Il dossier di Tuttoscuola sulla dispersione scolastica, presentato pochi mesi fa, si sta già arricchendo dell’aggiornamento relativo all’anno scolastico 2014-15 in corso. Rispetto alla situazione rilevata nell’anno scolastico precedente, il tasso di dispersione negli istituti statali della secondaria di II grado è sceso al 27,3%, con un decremento di 0,6 punti rispetto al tasso del 27,9% rilevato per il 2013-14.

L’anno scorso quel 27,9% di dispersione corrispondeva a 167.083 studenti che al quinto anno delle superiori non erano più a scuola rispetto ai 597.915 che erano iscritti in prima nel 2009-10.

Quest’anno il 27,3% di dispersione corrisponde a 163.589 ragazzi che non siedono più sui banchi delle quinte classi rispetto ai 598.747 che risultavano iscritti al 1° anno nel 2010-11.

Pur con un lieve miglioramento, quel 27,3% resta comunque un tasso di dispersione troppo alto.

Non fa apparire meno grave il fenomeno osservare l’indicatore degli Early School Leavers, cioè dei  giovani 18-24enni che non hanno conseguito un titolo di studio o una qualifica dopo la terza media, preso a riferimento dall’Europa. Guardando a questo indicatore, la dispersione in Italia si attesterebbe al 17,6%.

10 punti di differenza rispetto al precedente indicatore sono tanti e i conti sembrano non tornare, anche perché quelli UE, a differenza dei dati di Tuttoscuola che ha operato sulla totalità degli studenti degli istituti statali (ma che non misurano gli eventuali rientri nella scuola non statale o nei percorsi di IeFP), sono il risultato di rilevazioni campionarie, come è stato precisato il mese scorso in occasione di un convegno tenutosi presso il Miur (dove alcuni esperti hanno ritenuto il dato del 17,6% sottostimato).

In attesa della pubblicazione dei dati dell’anagrafe dello studente in possesso del Miur (secondo  l’operazione-trasparenza voluta dalla Buona Scuola), abbiamo proceduto ad un rapido calcolo, per vedere se è possibile “riconciliare”, come si dice in gergo contabile, il dato oggettivo e non campionario della dispersione nella scuola secondaria superiore statale con quello degli Early School Leavers.

Ebbene, circa 8-10 mila dei 163mila dispersi hanno probabilmente conseguito la qualifica all’interno degli istituti professionali. Altri 15-18 mila sono transitati con ogni probabilità negli istituti paritari.

Complessivamente, quindi, circa 25 mila studenti non si possono considerare dispersi, tanto che quel tasso di dispersione del 27,3% può scendere di circa 4,3 punti (23%).

Per scendere fino al 17,6% che ci assegna l’Europa, bisogna sperare che almeno altri 35 mila ragazzi che hanno abbandonato gli studi siano passati alla formazione professionale, andando ad aggiungersi a quelli che già ci sono.

È possibile? Ce lo auguriamo, ma c’è da dubitarne. Soltanto l’anagrafe dello studente può darci una risposta attendibile. Ma quel 17,6% – vorremmo essere smentiti – non ci convince.