DiSAL sulla maturità: certificare le competenze

L'esame è anacronistico e va comunque cambiato. Dal 2016

E’ un vantaggio avere agli esami tutti docenti che già conoscono bene gli stessi studenti e che quindi sono in grado anche di contestualizzare l’esame finale valorizzandone il percorso scolastico? Oppure si tratta, come alcuni sostengono, della perdita di credibilità dell’esame e del titolo che viene rilasciato e di una scelta in controtendenza con le pratiche in uso nei principali sistemi scolastici europei e con le indicazioni dell’Ocse, che riferiscono degli effetti   positivi degli esami finali condotti da certificatori esterni?” Se lo chiede l’associazione DiSAL (Dirigenti Scuola Autonome e Libere) in un comunicato pubblicato sul suo sito. E dà la seguente risposta, che riportiamo come contributo al dibattito in corso. 

La risposta è semplice: il nuovo modello di esame proposto non ha alcun motivo di carattere educativo o migliorativo, ma esclusivamente di tipo economico: una spending review che prevede tagli per circa un miliardo, all’interno del quale il risparmio di circa 140 milioni – mediamente spesi per la gestione della vecchia maturità – potrebbe rappresentare per il decisore politico una appetibile voce di costo da abbattere”.  “Noi – dichiara il presidente di DiSAL Ezio Delfino – più radicalmente sosteniamo che quello che va (finalmente) risparmiato è l’intero esame di stato: un rito bizantino ormai antiquato a cui non crede più né il mondo delle università (che, infatti, oramai testano gli studenti prima della data dell’esame di maturità) né il mondo del lavoro (che non guarda neppure il risultato della maturità, ma le attitudini e le competenze pratiche dei ragazzi da assumere)”. 

Se poi si guarda anche alla percentuale dei promossi alla maturità (che da anni si attesta ormai a valori vicini al 100% di promossi) il semplice buon senso suggerirebbe che è anacronistico difendere la dignità di un modello privo di vera efficacia certificativa. Se anche di risparmio si deve trattare – prosegue Delfino – si abbia allora il coraggio di una abrogazione del modello attuale di esame finale del II ciclo (e, perché no, anche di quello del I ciclo di istruzione) con relativa abolizione del valore legale del titolo di studio e si introduca (come negli altri paesi europei) una procedura efficace di attestazione finale di competenze (questa sì, eventualmente affidata a soggetti terzi certificatori)”.

Solo con atteggiamento di realismo imposto dalla grave situazione finanziaria – prosegue il comunicato – con la contemporanea urgenza che il risparmio ottenuto sia investito unicamente per quanto serve alla scuola, DiSAL accoglie la proposta di introdurre la commissione interna di maturità, a condizione che già nella stessa legge di stabilità sia scritto che questo modello viene introdotto in via provvisoria e per un solo anno, con impegno del Governo a presentare entro tre mesi dalla pubblicazione della legge una norma per l’abolizione di questo esame di stato, per l’introduzione di moderne modalità di certificazioni finali che valorizzino il percorso e le esperienze realizzate nell’ultimo anno dello studente, per giungere quanto prima alla abolizione del valore legale del titolo di studio“.

Domanda finale di DiSAL, non priva di malizia: “Più realisti del Re(nzi)? Almeno in questo potremmo, positivamente, imparare dall’Europa“.