Giovani in-dipendenti: quanto conta la ‘Buona Educazione’ in una buona scuola

Sui nostri articoli La droga sotto il banco: la scuola non è indifferente La droga sotto il banco: abbiamo bisogno di giovani in-dipendenti abbiamo ricevuto dalla lettrice Anna Maria Bellesia questo commento che volentieri pubblichiamo.  

Invitiamo altri lettori interessati a intervenire sull’argomento, o a offrire nuovi spunti di dibattito, a scriverci come di consueto a botta_e_risposta@tuttoscuola.com.

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Giovani in-dipendenti: quanto conta la “Buona Educazione” in una buona scuola

Giovani in-dipendenti: uno slogan bellissimo in tempi di preoccupante e crescente dipendenza!

Dipendenza da droga, da alcol, da gioco d’azzardo, da internet, come leggiamo purtroppo tutti i giorni. Spinelli e sostanze di ogni tipo, alcol assunto con incoscienza, bevute sconsiderate. La percentuale dei giovani e giovanissimi consumatori continua a crescere, inarrestabile. Non più e non solo nelle aree urbane del disagio e del degrado. Ovunque.

Come detto nell’articolo di Tuttoscuola del 6 0ttobre 2014 dal titolo “Abbiamo bisogno di giovani in-dipendenti”, il nemico principale è però subdolamente dentro di noi. Dobbiamo fare i conti con una mentalità che tende a minimizzare, fino quasi a giustificare: “in fondo non c’è nulla di male”, pensano in molti.

Sta di fatto che fra i 12 e i 18 anni il cervello si può formare o bruciare. Oggi l’educazione dei giovani rischia di sfuggire di mano, tanto ai genitori, quanto alle scuole.

I genitori sono i primi a sottovalutare il problema. Creano bambini dipendenti da “aggeggi” elettronici e da social network potenzialmente pericolosi, e non se ne accorgono. Se magari succede che il ragazzo ha bisogno dell’intervento del Suem per aver assunto chissà cosa, quasi non ci credono. Se il ragazzo finisce in un giro di spaccio, non ci vogliono credere affatto.

A scuola si fa quel che si può, ma in maniera troppo di routine. I progetti di prevenzione ed educazione alla salute sono inseriti nel Pof ed attuati con la collaborazione di soggetti esterni qualificati. Per prevenire e contrastare lo spaccio di sostanze stupefacenti e i fenomeni di bullismo, all’inizio dell’anno scolastico il ministro Alfano ha voluto dare “nuovo slancio all’ azione sinergica” tra le famiglie, il mondo della scuola, le istituzioni, le Forze di polizia, l’associazionismo, i mezzi d’informazione, con l’iniziativa “Un sms per dire no a droga e bullismo”, che comincia a concretizzarsi in varie province con l’attivazione del numero telefonico collegato alle Questure.

Può servire. Ma cosa avviene quando l’insegnante, che è a contatto diretto con gli studenti, percepisce qualcosa che non va? Troppo spesso il docente è lasciato solo, proprio nel momento in cui servirebbe il “concorso istituzionale” degli altri soggetti coinvolti nel processo educativo: consiglio di classe e dirigente scolastico.

Nel consigli di classe, nonostante tutti i criteri identitari e valoriali esplicitati nel Pof, emergono generalmente vedute divergenti e talvolta contrastanti. Quanto ai dirigenti scolastici, tutti presi da prevalenti compiti amministrativi e burocratici, faticano ad esercitare quel ruolo da “leader educativo” di cui si favoleggiava agli albori dell’autonomia scolastica.

Alla base di una “Buona Educazione” è davvero fondamentale avere chiaro in mente il progetto educativo della scuola e fare in modo “che gli sforzi di tutti vadano nella medesima direzione”, come ha detto giustamente Patrizia Graziani, Dirigente dell’Ufficio Scolastico Territoriale di Bergamo. E qui emerge la capacità di gestione unitaria e di sapiente regia del dirigente scolastico, da cui dipende l’efficacia complessiva dell’impegno quotidiano di ciascuno.