28 aprile, sciopero Unicobas

Unicobas Scuola ha proclamato per lunedi’ 28 aprile lo sciopero dell’intera giornata per il personale docente e ata, di ruolo e non, delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado. Lo comunica il Ministero dell’Istruzione.

Un lungo comunicato del sindacato spiega le ragioni della protesta, che sono in primo luogo di tipo  economico: “È vuoto l’uovo di Renzi per la Scuola”, si legge, “Le detrazioni si fermano al reddito di 26.000 euro lordi l’anno: così solo i collaboratori scolastici a stipendio base sotto i 1.200 euro, godranno del ‘benefit’ del Governo. Saranno esclusi persino i loro colleghi, quelli in servizio da più di 10 anni, che si vedranno raggiungere dai neo-assunti perché invece il loro salario resterà uguale. Come tutti gli altri ata: aiutanti tecnici, applicati di segreteria e direttori dei servizi. E con loro l’intera platea dei docenti, dalla Primaria alla Scuola Superiore. Tolti i precari (non docenti) con salari sotto i 1.200 euro netti, gli ‘aumenti’ di Renzi rimettono in luce un’Italia fiscale ‘virtuale’. Basti pensare che in questo Paese il proprietario di una farmacia dichiara in media 17.000 euro lordi l’anno ed un dentista o un avvocato 19.000 (fonte Istat). Il lavoro dipendente invece è trasparente. Anche se siamo i peggio retribuiti del Continente, ecco il ‘miracolo’: nella scuola l’imponibile medio è di 30/33.000 euro lordi”.

Segue una serie di ‘ricette’ per  trovare le risorse  che servirebbero a riequilibrare un po’ la situazione a favore del personale della scuola,  dall’ulteriore taglio degli F24  al recupero dei 150 miliardi di evasione fiscale a una gestione adeguata degli 80 miliardi di beni confiscati alle mafie, “‘congelati’ come i nostri scatti di anzianità”.

In polemica con i sindacati più rappresentativi l’Unicobas chiede “un contratto scuola specifico fuori dall’area del pubblico impiego e l’istituzione di un Consiglio Superiore della Docenza (con diramazioni provinciali), adibito a garantire, così come per la Magistratura, l’autonomia e la terzietà della Scuola pubblica”.