Giannini in bilico tra Roma e Bruxelles

La candidatura del ministro Giannini alle elezioni europee può legittimamente far pensare che la poltrona da lei attualmente occupata, quella di ministro dell’istruzione, potrebbe a breve cambiare di nuovo titolare: sarebbe il quarto ministro (Profumo, Carrozza, Giannini, X?) in due anni e mezzo: una velocità di rotazione che trova precedenti solo nella Prima Repubblica, alla quale per certi aspetti l’attuale quadro politico-istituzionale sembra tornare, manovre parlamentari e lotte correntizie all’interno dei partiti comprese.

L’impegno della Giannini sul fronte europeo è certamente serio e impegnato: “Credo che le prossime elezioni europee segneranno o la vittoria della generazione Erasmus, quindi l’Europa della mobilità dei giovani e dei meno giovani europei, o il ritorno a un nuovo medioevo”, ha detto il ministro,.”Io spero che il futuro sia Erasmus“.

I suoi interessi anche scientifici e il fatto di essere stata a lungo rettore dell’Università per stranieri di Perugia sono elementi che rafforzano l’impressione che la sua candidatura non sia di facciata, e che in caso di elezione potrebbe scegliere la collocazione europea. L’ostacolo maggiore per Giannini non sembra costituito dalle preferenze, che la sua forte esposizione mediatica dovrebbe assicurarle, ma dal superamento della soglia del 4% da parte del variegato schieramento liberaldemocratico che sostiene in Italia la candidatura di Guy Verhofstadt, già primo ministro belga di ispirazione liberale, alla presidenza della Commissione Europea.

A una precisa domanda rivoltale da Ilfattoquotidiano.it, che voleva sapere se si dimetterà da ministro in caso di elezione al Parlamento Europee, Giannini ha risposto: “Al momento opportuno, vedremo”. Certo, se la lista che presenta la candida dovesse restare sotto il 4% anche il ‘peso’ dell’attuale ministro all’interno del governo diminuirebbe, pur restando i voti di Scelta civica necessari alla maggioranza che sostiene Renzi.