Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

DOSSIER ORGANICI

LA DIFFICILE PEREQUAZIONE

Riproduciamo qui di seguito, riunite in un unico testo, le news relative alla materia degli organici già pubblicate separatamente sul portale e nel numero di lunedì 7 aprile della Newsletter settimanale. Il filo rosso che le unisce è costituito dagli evidenti e persistenti squilibri terrotoriali nella distribuzione degli organici.

 

Nessun aumento di posti per il prossimo anno

La circolare fantasma n. 34 del 1° aprile (non pubblicata sul sito del Miur, ma presente sui siti sindacali e sul web) accompagna il decreto interministeriale relativo al nuovo organico degli insegnanti per il prossimo anno scolastico con tanto di tabelle esplicative.

Delusione dei sindacati del settore che, dopo le primi dichiarazioni ottimistiche del ministro Giannini, speravano in un consistente incremento di posti, visto anche l’aumento complessivo di alunni rispetto al precedente anno scolastico.

Da quel che si sa, il ministro aveva chiesto un incremento di organico di circa 2.500 unità, ma dal Ministero dell’Economia è arrivato un secco no.

La consistenza dell’organico è rimasta, dunque invariata, fatte salve le compensazioni tra territori e tra settori. La scuola primaria e la scuola secondaria di I grado cedono rispettivamente 63 e 915 posti a favore della scuola dell’infanzia (+ 419) e della scuola secondaria di II grado (+ 559).

Il Sud e le Isole perdono, rispetto allo scorso anno, rispettivamente 1.015 e 531 posti, a beneficio delle regioni del Nord Ovest (+ 520 posti), del Nord Est (+ 514) e del Centro (+ 512).

In particolare la Sicilia perde 504 posti (175 nella primaria e altrettanti nelle superiori, e 160 posti nella secondaria di I grado. La Campania perde 387 posti, la Puglia 340.

Traggono benefici da questa compensazione, tra le altre, la Lombardia con un incremento di organico di 410 posti e l’Emilia Romagna con 396.

Bisogna dar atto alla decisione del Ministero dell’istruzione di avere operato ancora una volta nella direzione di far corrispondere il più possibile le dotazioni di organico con l’andamento demografico della popolazione scolastica, nonostante le proteste dei territori che devono cedere posti.

C’è ancora molto da fare nella direzione di una completa perequazione, come dimostrano le news successive.

 

Le classi meno affollate del Mezzogiorno penalizzano il Centro-Nord 

Cresce il numero degli alunni, ma resta invariato il numero degli insegnanti. Protestano alcuni sindacati per questa incongruenza ministeriale, ma la dura legge della spesa, come si sa, spazza via anche gli automatismi di qualsiasi genere.

Sui numeri, però, è bene fare chiarezza, perché il dato dell’incremento nazionale (+ 31.845 alunni l’anno scorso e + 21.605 nell’attuale anno scolastico per complessivi 53.450 unità) è il risultato finale di una somma algebrica che nasconde andamenti demografici notevolmente diversi.

Il Sud, ad esempio, ha perso nell’ultimo biennio 31.150 alunni (16.203 l’anno scorso e 14.947 quest’anno); le Isole hanno perso complessivamente 14.319 alunni dal 2011/12 al 2013/14.

Nello stesso periodo il Nord Ovest ha avuto un incremento di 42.619 alunni, il Nord Est di 28.522 e le regioni del Centro di 27.778.

Ma i numeri nascondono un’altra verità: aumenta il numero medio di alunni per classe dove c’è stato aumento della popolazione scolastica, diminuisce invece dove c’è stato decremento.

Nel nord Ovest, ad esempio, il numero medio di alunni per classe (dall’infanzia alle superiori) è passato da 21,74 al 21,96, mentre nello stesso tempo al Sud è passato dal 21,06 al 20,94: la forbice tra questi due territori era di 0,68 punti e si è allargata a 1,02 punti.

È segno, questo, che nei territori dove c’è stato un calo di alunni non sono state chiuse in proporzione tutte le classi, mentre, al contrario, negli altri territori dove c’è stata più popolazione scolastica non sono state assegnate tutte le classi dovute.

Classi più o meno del dovuto vogliono anche dire più o meno insegnanti del dovuto.

Nessuna norma di legge impone un rapporto alunni per classe uguale su tutto il territorio, ma un principio di equità lo reclama. Il Miur, come dimostra l’ultimo provvedimento sugli organici, ci prova, ma si potrebbe fare di più, molto di più. Cosa succederebbe se fosse obbligatorio lo stesso rapporto alunni/classe a livello di ogni regione?

 

L’equo rapporto alunni/classe farebbe sparire 5mila classi nel Mezzogiorno

Nel corso dell’ultimo decennio le variazioni demografiche hanno riconfigurato l’intero sistema di istruzione statale. Lentamente il numero di alunni è andato crescendo al Centro Nord, mentre diminuiva al Sud e nelle Isole. Conseguentemente è variato anche il numero medio di alunni per classe. Nel 2005-06 si è registrata la situazione più omogenea degli ultimi anni con un rapporto di

20,63 alunni per classe al Nord Ovest, 20,50 nel Nord Est e 20,54 nel Sud.

Poi la forbice ha cominciato ad allargarsi, nonostante il recente impegno del Miur di contenerla.

Cosa succederebbe se fosse obbligatorio lo stesso rapporto alunni/classe a livello di ogni regione?

Abbiamo simulato una uguale situazione complessiva a livello regionale e di area, attribuendo un uguale rapporto medio di alunni per classe, cioè l’attuale reale rapporto di 21,47 alunni per classe, operando sia sui singoli settori scolastici (dall’infanzia alle superiori) che sui territori.

Fermo restando il numero attuale (reale) delle classi attualmente funzionanti, cioè 366.971, si avrebbe una diversa distribuzione del numero delle classi sul territorio.

Per capirci, se al Sud dove ci sono attualmente 2.176.705 alunni (reali) si applicasse il valore (reale) del rapporto medio nazionale di alunni/classe (21,47), invece delle attuali 103.946 classi (reali) si avrebbero 100.902 classi (virtuali). Il Sud, in una logica di perequazione, dovrebbe quindi cedere ad altri 3.044 classi (e, quindi, circa 4.800 posti di docente).

Le Isole dovrebbero cedere 1936 classi (e circa 3mila posti di docente).

Il Nord Ovest avrebbe diritto ad avere 2.330 classi in più (e circa 3.700 posti in più docente); il Nord Est 1.067 classi in più (e circa 1.700 posti di docente); le regioni del Centro avrebbero diritto a 1.583 classi in più (con l’aggiunta di circa 2.500 posti di docente).

 

Sostegno. Rinviata la perequazione regionale

Il comma 2-bis dell’art. 15 della recente legge 128/2014 “L’istruzione riparte” prevede che “Dall’anno scolastico 2014/2015 il riparto di cui al comma 2 è assicurato equamente a livello regionale, in modo da determinare una situazione di organico di diritto dei posti di sostegno percentualmente uguale nei territori”.

La situazione di sperequazione è nota da tempo: vi sono molte regioni, prevalentemente meridionali, che hanno attualmente una percentuale di posti di sostegno già stabilizzati, mentre ce ne sono altre, soprattutto al Nord, che, invece, hanno percentuali di posti stabili inferiori.

Posti stabili significa qualità del servizio in quanto garantiscono continuità didattica, ma anche maggiore disponibilità per le immissioni in ruolo.

La perequazione (percentuale di posti stabilizzati uguale per ogni regione) era, dunque, un obiettivo sacrosanto. Invece…

Nel preambolo del decreto interministeriale sugli organici si citano uno per uno tutti i commi che parlano del sostegno, ma si ignora del tutto il comma 2-bis che parla di perequazione regionale.

Conseguentemente la tabella F allegata al decreto ignora qualsiasi forma di perequazione, al punto che per quattro regioni (Basilicata, Calabria, Campania e Sicilia) con percentuale di posti stabilizzati oltre la media sono stati riconosciuti in organico di diritto (stabili) nuovi posti.

Se la perequazione prevista dalla legge fosse stata applicata con rigore ragionieristico, quelle quattro regioni avrebbero dovuto cancellare posti di ruolo. Era logico attendersi, se non la cancellazione, la non assegnazione di posti stabili. Invece…

La Sicilia ha avuto stabilizzati 747 posti, la Campania 545, la Calabria 233 e la Basilicata 15 per complessivi 1.540 posti che sarebbero dovuti andare ad altre regioni.

Ma c’è una ragione per cui la legge viene ignorata?

 

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