Tempo di esami. La prova Invalsi alla prova

Circa 600 mila studenti di terza media affrontano oggi la prova scritta nazionale

Gli esami di licenza media sono in pieno svolgimento con calendari e prove stabilite autonomamente dalle Commissioni, ma lunedì 18 l’appuntamento è fisso e uguale per tutti perché le prove Invalsi di italiano e matematica, che dal 2007 fanno parte dell’esame di licenza, sono nazionali e standardizzate, cioè uguali per tutti.

Il fatto che anche l’esito di queste prove debba tradursi in un voto in decimi, che concorre alla pari con altri cinque (tre prove scritte, colloquio, voto di ammissione) alla determinazione del voto finale, fa molto discutere, e chi lo contesta avanza varie ragioni: perché è asimmetrico rispetto agli altri, risultando dall’applicazione di una griglia stabilita centralmente mentre gli altri voti sono assegnati dai docenti sulla base della loro valutazione didattica; perché ‘pesa’ troppo rispetto al voto di ammissione, che è la sintesi di un percorso triennale; perché costringe di fatto gli insegnanti a dedicare tempo e impegno didattico per preparare gli studenti ad affrontare quelle particolari tipologie di test; perché i test standardizzati non tengono conto per definizione delle variabili locali che influiscono sulla performance degli studenti; perché possono verificarsi, soprattutto dove non c’è vigilanza esterna (come avviene nelle ‘scuole campione’), quelli che l’Invalsi definisce ‘comportamenti opportunistici’; perché condizionano la libertà di insegnamento dei docenti. Eccetera.

A fronte di tutte queste riserve e obiezioni c’è la considerazione che la prova Invalsi non obbedisce alla logica della valutazione didattica, che è ‘micro’, afferendo a individui,  ma a quella della valutazione di sistema, che è ‘macro’ riguardando gruppi, classi, scuole, territori. Il suo obiettivo/ambizione, peraltro di grande e decisiva importanza per il miglioramento della qualità e dell’equità del sistema scolastico nazionale, è quello di conoscere meglio i livelli/dislivelli di prestazione degli studenti nella situazione data: spetterà ad altri (autorità politiche e di governo, insegnanti, esperti) di individuare i modi più efficaci per modificare la situazione nei suoi aspetti di criticità. Chi non apprezza l’importanza di questo obiettivo è probabilmente in malafede.

Il tema da discutere è semmai un altro. Perché con-fondere due logiche così diverse inserendo la prova Invalsi tra quelle di esame? Non sarebbe (stato) meglio mantenerla distinta, facendola svolgere subito prima degli esami, oppure mantenerla come data all’interno del calendario d’esame ma togliendole ogni valore ai fini della valutazione finale e del relativo voto?