500 sindaci in rivolta, hanno ammodernato le scuole, ma il governo non paga

Hanno fatto i lavori di ammodernamento alle scuole, come previsto dal decreto del Fare, varato dal governo Letta. Ma all’atto di incassare, dall’esecutivo non sono arrivati i fondi promessi per l’edilizia scolastica. Si trovano in questa condizione circa 500 sindaci di tutta Italia: chiamati a raccolta dal sindaco di Alpignano Del Tronto, e accomunati dall’esigenza di tappare un buco nel bilancio di cui si dichiarano “assolutamente incolpevoli“.

Una delegazione di primi cittadini, ripercorre i fatti l’agenzia di stampa Dire, si è data appuntamento questa mattina davanti a Palazzo Chigi per incontrare i vertici della task force edilizia scolastica. A mediare per loro alcuni deputati, tra i quali i Democratici Giovanni Burtone e Antonino Moscatt. Tra i più agguerriti il sindaco di Gioiosa Marea, in provincia di Messina, Eduardo Spinella: “Io ho fatto un lavoro di risanamento e messa a norma rispetto al rischio antisismico di una scuola media. Importo 1 milione e 700 mila euro. Ma in cassa non è arrivato neanche un euro“, spiega fascia  tricolore alla mano.

Disavventura che è capitata anche a Nuccio Sapia, primo cittadino di Casteltermini, in provincia di Agrigento: “Io ho pregato l’impresa di eseguire i lavori di messa in sicurezza durante l’estate, in modo da non interferire con l’attività scolastica. Risultato: apro le scuole, ricevo i bambini e metto in sicurezza l’edificio. Ho finito nei primi di settembre ma ancora non abbiamo i soldi per pagare l’impresa, che minaccia azione legale con gli interessi, perchè – racconta – rischia il fallimento visto che può pagare i propri fornitori. È un cane che si morde la coda“. A Casteltermini il sindaco è intervenuto su una scuola elementare, per circa 550mila euro di lavori. “Noi avevamo il decreto del governo e ci avevano anche detto di finire i lavori entro dicembre, altrimenti perdevamo i finanziamenti. Non voglio usare parole grosse – aggiunge Sapia – qui lo stato fa assegni a vuoto. Siamo al venire meno di qualsiasi certezza nella pubblica amministrazione“.