2015, fine della scuola? Sì, se non cambia

La scuola come è stata fino a oggi rischia di avere poche possibilità di svolgere un ruolo strategico nella formazione delle nuove generazioni se non farà, nei prossimi dieci anni, un gigantesco sforzo di adeguamento alle nuove esigenze e condizioni nelle quali gli studenti del prossimo futuro si troveranno ad apprendere. Queste le conclusioni tratte dal direttore di Tuttoscuola, Giovanni Vinciguerra, al termine del convegno organizzato dalla rivista alla Fiera di Genova nell’ambito di ABCD, la nuova manifestazione che ospita al suo interno il Ted (Salone delle tecnologie multimediali), visitata da migliaia di operatori professionali, con un incremento di oltre il 30% rispetto all’ultima edizione.
Il pubblico ha seguito con attenzione il convegno, che si è svolto in forma di dibattito a più voci, stimolato dal giornalista della “Stampa” Raffaello Masci, tra gli autorevoli relatori (i prof. Bagnara, Tagliagambe e Cortigiani, e la dott. Donati del Censis), e i partecipanti.
Il più esplicito nel prevedere la fine dell’attuale modello di scuola, ancora fondato sul primato del libro e della scrittura, è stato il prof. Bagnara: per essere all’altezza del suo compito istituzionale la scuola futura, già nel 2015, non potrà che essere multimediale, flessibile e personalizzata, a seguito dello sviluppo iperbolico delle tecnologie informatiche e telematiche. Ma dovrà anche garantire a tutti i giovani, ha detto il prof. Tagliagambe, il saldo possesso di solide competenze di base (linguistiche, logico-matematiche, informatiche), tali da metterli in condizione di continuare ad imparare per tutta la vita. Ciò richiederà un gigantesco sforzo di aggiornamento della cultura e dei metodi dei docenti, che per l’80% saranno, nel 2015, gli stessi che sono oggi in servizio. E’ questa, forse, l’incognita più rilevante che dovrà essere decifrata nei prossimi anni.