2012, un anno di scuola dalla A alla Z (parte 2)

 

 

 

 

 

 

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Neet

 

(settembre) – L’Italia continua ad avere una bassa percentuale di laureati: solo il 15% della popolazione tra i 25 e i 64 anni contro una media Ocse del 31 per cento. Ma a questo basso numero di laureati non fa riscontro un elevato numero di occupati perché la disoccupazione è aumentata significativamente proprio tra i laureati, più che tra i diplomati.
Il dato contenuto nel rapporto Ocse, riferito al 2010, non sorprende (purtroppo). Già Almalaurea, nel suo XIII rapporto, aveva registrato l’aumento della disoccupazione fra i laureati triennali (dal 15 al 16%), tra gli specialistici biennali (dal 16 al 18%) e fra i laureati nei settori forti come ingegneria (dal 14 al 16,5%).
I laureati italiani, rispetto a quelli della media dei Paesi Ocse, sono pochi e mal pagati. E questo contribuisce a spiegare il calo delle iscrizioni all’università (quantificato da Almalaurea in 43.000 all’anno a partire dal picco registrato agli inizi degli anni duemila, dopo l’entrata in vigore della riforma Berlinguer-Zecchino degli ordinamenti universitari, il cosiddetto 3+2) nonché l’aumento della percentuale dei Neet (dal 21 al 23%), i giovani tra i 15 e i 29 anni che non lavorano né studiano (Not in Employement, Education and Training).

 

 

 

 

 

 

 

Nuove Indicazioni

 

(agosto) – Dopo un triennio di libera applicazione delle Indicazioni nazionali per le scuole dell’infanzia e del primo ciclo (varate dal ministro Moratti) e delle Indicazioni per il curricolo (varate dal ministro Fioroni), vengono trasmesse al Consiglio di Stato, per il parere definitivo, le Indicazioni Nazionali per il curricolo targate Profumo.

A dire il vero, le nuove Indicazioni sono di fatto il frutto della determinazione del sottosegretario all’istruzione, Marco Rossi Doria che, dopo aver affidato il lavoro di interazione dei due documenti ad un ristretto gruppo di lavoro e aver raccolto proposte e suggerimenti di esperti disciplinaristi, ha voluto una consultazione nelle scuole (forse un po’ affrettata, data la ristrettezza dei tempi) per ottenere il massimo di condivisione delle nuove Indicazioni. 

Le Indicazioni nazionali per il curricolo (che sono il risultato della revisione delle Indicazioni di Fioroni) sono definitivamente varate verso la fine dell’anno e saranno applicate in tutte le classi statali e paritarie delle scuole dell’infanzia e del primo ciclo.

 

 

 

 

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Organico funzionale

 

(gennaio) – Il decreto legge sulle semplificazioni, uno dei primi provvedimenti legislativi del Governo Monti, tenta il rilancio dell’autonomia scolastica mediante il potenziamento dell’organico di istituto.

Viene prevista una dotazione complessiva di dieci mila nuovi posti docente che rappresentano l’organico funzionale, una risorsa che potrebbe consentire attività integrative, progetti, sostituzione di docenti e flessibilità organizzative e didattiche.

Sembra rinascere il progetto sperimentato alla fine degli anni ’90 per dotare le istituzioni scolastiche di risorse umane proprie e rendere praticabile l’idea di autonomia scolastica.

Però, in sede di conversione in legge del decreto il ministero dell’Economia, a causa della crisi finanziaria, pone il veto all’incremento dei 10 mila posti di organico.

Nessun posto in più, dunque. L’organico funzionale dovrà attendere tempi migliori.   

 

 

 

 

 

 

 

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Pillole del sapere

 

 

 

 

 

(novembre) – Su Rai 3, Report dedica un’inchiesta alla vicenda delle ‘Piccole del sapere’, una serie di video “didattici” che sarebbero costati all’amministrazione più di 400.000 euro.

Al centro della vicenda ci sono le “pillole del sapere”, mini-filmati di 3 minuti acquistati lo scorso anno dal MIUR a costi apparentemente spropositati.

Nel 2011, secondo quanto riferito da Report e da ‘Il fatto quotidiano’, il MIUR avrebbe ordinato l’acquisto di 12 “pillole” e 7 format, per un costo di circa 40 mila euro per ogni filmato di appena 3 minuti. Oltre 700.000 euro per filmati che spiegano come funziona un semaforo e cos’è il Portogallo.

Il ministro Profumo annuncia un’indagine che dovrà accertare, tramite un esperto indipendente, il valore reale di quei video didattici e il loro valore commerciale.

Inoltre, tramite un’apposita commissione sarà valutato anche il valore didattico delle ‘pillole’, mentre un’altra commissione valuterà le procedure per l’assegnazione dell’appalto.

 

 

 

 

 

 

 

Profumo

 

 

(gennaio-dicembre) – L’ingegnere Francesco Profumo, già rettore del Politecnico di Torino e presidente del CNR (incarico che ha lasciato dopo una iniziale esitazione), è subito apparso come uno dei più ‘tecnici’ tra i ministri del governo tecnico presieduto da Mario Monti.

E in effetti, anche nel linguaggio, il ministro prestato (come lui stesso dice) dal mondo della tecnica a quello della politica è stato coerente e conseguente: niente riforme, il compito che si è assegnato è quello di “oliare il sistema”, di far girare i suoi “meccanismi arrugginiti”, non quello di cambiarlo. Il riavvio dei concorsi scolastici e universitari si colloca in questa ottica. Il forte impulso alle attività di valutazione (Invalsi, Anvur) anche. E forse perfino il maldestro tentativo di scambiare l’aumento dell’orario di servizio dei prof a 24 ore con più ferie si inscrive in questa linea di ricerca a ogni costo della ottimizzazione delle risorse, intesa però – almeno in quest’ultimo caso – come mera razionalizzazione tecnica, senza alcuna attenzione per la fattibilità politica e sociale.

Non è possibile prevedere che cosa farà Profumo ‘da grande’: non sarà candidato dal Pd, a cui è considerato vicino, per un posto in Parlamento (Bersani ha escluso candidature di ministri dell’attuale governo); d’altra parte sembra improbabile anche una sua candidatura in una lista a sostegno di Mario Monti perché ciò significherebbe per lui (come lo è stato per Monti) “salire in politica”, cioè abbandonare la veste del tecnico. E il prossimo governo, comunque vadano le elezioni, sarà un governo politico.

 

 

 

 

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Quattro anni

(gennaio- ottobre) – Corre voce che il ministro Profumo voglia mettere mano alla revisione del percorso scolastico, mediante la riduzione di un anno della scuola secondaria di II grado. Sul blog del sottosegretario Rossi Doria viene riportata tale ipotesi, ma, di fronte alle critiche sulla intempestività del progetto, lo stesso sottosegretario precisa che il suo intervento è soltanto finalizzato ad una riflessione.

Passano diversi mesi e all’inizio dell’anno scolastico il progetto di ridurre di un anno l’intero percorso di istruzione torna di attualità. È ufficiale: il ministro Profumo ha costituito una commissione apposita per studiare una soluzione che consenta l’uscita degli studenti dal percorso scolastico a 18 anni, come avviene in molti Paesi europei.

Trapelano indiscrezioni dai lavori della commissione per due ipotesi allo studio: anticipare a 5 anni l’obbligo scolastico oppure ridurre a quattro anni la durata dei licei e degli altri istituti superiori.

La fattibilità del progetto riformatore non attenua le perplessità del mondo scolastico, mentre il ministro Profumo si affretta a precisare di non avere in mente alcun progetto di riforma e di volere, piuttosto, consegnare uno studio in merito al suo successore.

 

 

 

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Rimborsi TFR

 

 

(ottobre) – La Corte costituzionale dichiara illegittima la conferma della ritenuta previdenziale per i dipendenti pubblici passati al TFR.

Si prospettano congrui rimborsi per gli arretrati della ritenuta indebitamente applicata; con effetto immediato dovrebbe cessare la ritenuta in busta paga.

Per le casse dello Stato si prevede un esborso complessivo quasi pari agli importi della 13.ma mensilità.

Il Governo però cancella la norma che aveva introdotto dal 1° gennaio 2011 il Tfr per i dipendenti pubblici: nessuna modifica della norma, dunque, ma la sua abrogazione.

In questo modo tutto ritorna alla situazione del 2010, prima del Tfr. Conseguentemente la ritenuta del 2,50% sull’80% dello stipendio che recentemente la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima viene confermata e legittimata.

Non ci sarà, quindi, nessun rimborso e la ritenuta, legittimata dal decreto legge, continuerà ad essere applicata, come avveniva prima.

Comprensibile la delusione dei dipendenti pubblici, compreso il personale della scuola statale, che sperava in una piacevole sorpresa sotto l’albero di Natale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

RSU

 

(marzo) – Si svolgono le elezioni per il rinnovo delle RSU di istituto, già rinviate più volte, ma volute tenacemente in particolare dalla Flc-Cgil.

L’esito elettorale, però, conferma il consenso della categoria per i sindacati confederali, tutti in aumento e con la Flc-cgil che, ancora una volta risulta la più votata: 33,1%, Cisl-scuola 24,7%, Uil-scuola 15,4%.

Snals e Gilda subiscono una lieve flessione e si attestano rispettivamente al  14,9% e al 6,3%.

I sindacati di base subiscono un decremento, mentre le velleità dell’Anief, che puntava a raggiungere almeno il livello minimo di rappresentatività del 5%, vengono fortemente ridimensionate con un modesto 1,2% di voti ottenuti.

 

 

 

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Scatti di anzianità

 

 

(dicembre) – Viene siglato l’accordo sugli scatti di anzianità maturati nel 2011, come era avvenuto per quelli del 2010.   Dopo il blocco dei contratti pubblici e, per il comparto scuola, della progressione economica per anzianità, Cisl-scuola, Uil-scuola, Snals e Gilda erano riusciti a strappare un accordo all’allora ministro Tremonti per il pagamento degli scatti anzianità maturati nel 2010, utilizzando parte dei risparmi della razionalizzazione del sistema.

La Flc-Cgil non aveva partecipato all’accordo.

Per gli scatti maturati nel 2011 era cominciato un logorante confronto con il ministro Profumo che a giugno si era impegnato a varare la direttiva all’Aran per la contrattazione sugli scatti. Però non era successo nulla e i sindacati della scuola avevano proclamano sciopero per il 24 novembre.

Alla vigilia dello sciopero il Governo aveva presentato ai sindacati le linee della direttiva: lo sciopero veniva revocato, ad esclusione della Cgil-scuola. Si arriva finalmente all’accordo all’Aran, ma, ancora una volta la Cgil-scuola dice no e non firma. La ragione del no sta nel fatto che una parte delle risorse per pagare gli scatti viene presa dal Fondo di istituto.

Era meglio prendere subito o lasciare, aspettando tra un anno o due tempi migliori?

 

 

Scuola media

 

 

(aprile) – Nel 2012 la scuola media unica compie 50 anni, ma riceve nel complesso molte più critiche che elogi. Una ricerca della Fondazione Agnelli la considera all’origine dei negativi risultati ottenuti dagli studenti italiani nelle prove Ocse-Pisa, riservate ai quindicenni, contrapposti ai discreti risultati conseguiti al contrario dai nostri alunni di nove anni in italiano e matematica (ricerche IEA Pirls e IEA Timss).

Ma critiche vengono anche dalla sinistra, storica sostenitrice (con distinzioni interne) della scuola media unica.

Nel mese di aprile la responsabile scuola della segreteria PD, Francesca Puglisi, propone l’eliminazione dell’esame di terza media in una lettera inviata a Tuttoscuola nell’ambito del dibattito aperto sull’argomento dalla nostra rivista sottolineando, in particolare, l’esigenza di un intervento riformatore coerente con il nuovo obbligo scolastico. E quindi lo spostamento dell’esame alla fine del secondo anno di scuola secondaria superiore.

La Costituzione per la verità dispone esami di Stato per l’ammissione ai vari ordini di scuola (“È prescritto un esame di Stato per la ammissione ai vari ordini e gradi di scuole o per la conclusione di essi”). Ma esiste il precedente della eliminazione dell’esame di quinta elementare tramite legge ordinaria (legge 53/2003) e successivo decreto legislativo di attuazione (d.lo 59/2004). Il primo ciclo, in tale prospettiva, dovrebbe durare però 10 anni, e tre il secondo. O meglio 9 anni portando la scuola media a 4 anni, e riducendo la secondaria superiore a 3, come in Francia? In ogni caso sembra esistere un largo consenso sulla diagnosi: l’attuale scuola media (secondaria di primo grado) proprio non va.

 

 

 

 

 

 

 

Sezioni primavera

 

(settembre) – Scoppia il caso delle sezioni primavera.

Il servizio educativo sperimentale per bambini di due-tre anni di età costituito nel 2007 con l’apporto dello Stato, delle Regioni e dei Comuni, si trova all’improvviso senza i previsti finanziamenti.

I 12 milioni inizialmente previsti a carico del bilancio del Miur non ci sono più, dirottati, forse, su altri progetti cari al ministro Profumo (come la digitalizzazione del sistema, per esempio).

Reagisce la Fism (Federazione delle scuole materne) che organizza più della metà delle sezioni. Protesta anche l’Anci, l’Associazione dei Comuni, fortemente interessata a salvaguardare l’esperienza soprattutto nelle piccole realtà prive di servizi per la primissima infanzia.

Vengono presentate diverse interrogazioni parlamentari,soprattutto da parte del PD.

Per il 2012, comunque, non se ne fa più niente.

Per il prossimo triennio vengono previsti a bilancio 12 milioni all’anno per continuare la sperimentazione. Sempre che, beninteso, le sezioni siano sopravvissute senza finanziamenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tablet

 

 

(ottobre) – Il ministro Profumo dichiara che entro cinque anni tutti gli 8 milioni di studenti avranno a disposizione un tablet. Da subito ogni docente avrà un proprio tablet.

Secondo un calcolo effettuato da Tuttoscuola sulla base dei dati del Miur, gli studenti di scuola media sono 1.690.000 e quelli delle superiori 2.570.000, per un totale di 4.260.000 potenziali destinatari di tablet. Poi ci sono le classi: 190mila per i due settori. Supponendo che il tablet di classe serva per tutti gli insegnanti, occorrerebbe una dotazione minima di 4.450.000 tablet. Sul mercato un tablet ha costi che oscillano tra i 100 e i 600 euro e, quindi, il costo complessivo potrebbe oscillare tra mezzo miliardo e tre miliardi. Acquistando una partita di buoni tablet scontati, il ministero dell’Istruzione potrebbe spendere circa un miliardo.

 

 

 

 

 

 

 

 

TFA

 

 

(marzo) – Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca rende noto il numero dei posti disponibili per le immatricolazioni al Tirocinio Formativo Attivo per la scuola secondaria di primo e secondo grado.

Il TFA è un corso di preparazione all’insegnamento di durata annuale istituito dalle università che attribuisce all’esito di un esame finale, il titolo di abilitazione all’insegnamento in una delle classi di concorso previste dal D.M. n. 39/1998.

Il Miur prevede di avviare le prove di accesso al TFA entro e non oltre giugno 2012. 
Per l’anno accademico 2011/2012 i posti disponibili per le immatricolazioni al TFA per l’insegnamento nella scuola secondaria di primo grado sono 4.275, definiti in ambito regionale per ciascun ateneo.

Per le immatricolazioni al TFA per l’insegnamento nella scuola secondaria di secondo grado invece, i posti disponibili sono 15.792. 

A giugno la selezione viene accompagnata da polemiche, da rettifiche e da ricorsi. A fine anno faticosamente i TFA  partono presso diversi atenei.

È il viaggio della speranza per disporre dell’abilitazione che consentirà di partecipare ai prossimi concorsi.

 

 

 

 

 

 

TFA speciali

 

(dicembre) – Il ministro pensa di aprire i TFA speciali senza selezione (basta una certa quantità di servizio), ma deve acquisire il parere dal Consiglio di Stato.

A dicembre, però, il governo si avvia alla conclusione, e restano alcune questioni aperte, anche in ambito di istruzione. Una di queste è la costituzione dei Tirocini Formativi Attivi (Tfa) speciali, a beneficio dei docenti precari, che potrebbero accedere senza selezione a questi corsi organizzati dalle università di tutta Italia.

La preoccupazione per il possibile decadere dei Tfa speciali sembra trovare riscontro tra esponenti di formazioni politiche diverse. In realtà, ormai manca qualsiasi tempo tecnico per la produzione di un decreto ad hoc. E non sono pochi i docenti precari che, credendo alle parole del ministro, hanno rinunciato a concorrere per il Tfa ordinario, preferendo il Tfa speciale che invece non prevedeva una selezione.

E che rischiano di trovarsene fuori definitivamente.

 

 

 

 

 

 

 

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Unità sindacale

(dicembre) – Con l’accordo sugli scatti di anzianità va in scena l’ennesimo strappo tra i sindacati della scuola: da una parte Cisl, Uil, Snals e Gilda che sottoscrivono l’intesa con l’Aran, dall’altra la Flc-Cgil che si riserva di valutare e poi spara a zero su quella che considera l’ennesima svendita.

È l’ultimo atto di una rottura dell’unità sindacale che non cerca nemmeno l’unità d’azione. Era già successo con il piano triennale di assunzione dei precari e si ripete con gli scatti.

A novembre sembrava vi fosse un avvicinamento dopo che la Cgil-scuola aveva aderito allo sciopero del 24 novembre per la difesa degli scatti e per il rifiuto delle 24 ore, ma, mentre gli altri sindacati, visti conseguiti i due obiettivi, avevano ritirato lo sciopero, la Cgil, confermandosi ancora una volta un sindacato di lotta, lo aveva confermato. 

Si tratta di una linea sindacale radicale che, però, paga. A dimostrarlo ci sono stati, ancora una volta, i risultati delle elezioni per il rinnovo delle RSU del marzo scorso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Valore legale

 

 

(aprile) – Si apre inaspettatamente il dibattito sul valore legale del titolo di studio.

Se ne parla prima di tutto in Consiglio dei ministri dove, però, emerge una divergenza di vedute in merito.

Il premier Monti e il ministro Profumo convengono sulla opportunità di dar vita ad una rapida consultazione sul problema, prima di assumere proposte legislative sul valore legale del titolo di studio. Il sito del Miur ospita questa consultazione on line.

La volontà del governo di intervenire sul valore legale del titolo di studio accademico “non trasformerà la laurea in carta straccia“. Lo assicura il ministro dell’Università, Francesco Profumo, avviando in diretta tv la consultazione pubblica voluta dall’esecutivo sul valore legale del titolo.

Il governo, spiega il ministro, vuole “solo correggere alcune anomalie” rispetto al valore del titolo per l’accesso al pubblico impiego e alle professioni.

Contro la consultazione si schierano numerose sigle, del mondo sindacale e degli studenti. Alla fine prevale la conservazione dell’esistente. Un’occasione persa?

 

 

 

 

 

 

24 ore

 

(novembre) – Il ddl sulla stabilità (ex-legge finanziaria) prevede una radicale modifica dell’orario di servizio dei docenti che dovrebbe passare, per tutti, a 24 ore settimanali.

Mentre per gli insegnanti di scuola primaria la norma non comporta sostanziali cambiamenti, visto che attualmente l’orario di servizio è di 22+2 ore settimanali, per i professori della secondaria la proposta comporterebbe invece un aumento di sei ore settimanali, pari ad un incremento di un terzo dell’orario esistente.

La proposta prevede la gratuità della prestazione oraria aggiuntiva e la compensazione virtuale della trasformazione in ferie dei giorni di chiusura della scuola.

Profumo dichiara di attendersi un grande atto di generosità da parte dei docenti.

La reazione sindacale non si fa attendere, ed è pesante sia per merito che per il metodo (l’orario è materia contrattuale).

Ma è ancora più pesante e determinata la reazione dei professori. In molti istituti vengono sospese tutte le attività non di insegnamento. In Parlamento si cercano soluzioni alternative. Profumo si dice d’accordo, a condizione che, come vuole il MEF, resti confermata la quota di risparmio prevista.  

Tra le motivazioni dello sciopero del 24 novembre vi è quella della cancellazione completa della proposta.

Alla fine l’aumento orario viene cancellato. Scampato pericolo o occasione gestita male?

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Workshop sui Dirigenti 

(agosto) – Al Meeting dell’Amicizia di Rimini nel workshop della DiSAL si parla di dirigenza scolastica.

Dove si dirigono … i dirigenti delle scuole ?” è il titolo del workshop per presidi di scuole statali e non statali, docenti vicari, che la DiSAL promuove nell’ambito del Meeting dell’Amicizia in collaborazione con Tuttoscuola.

Secondo la Disal, tra il 2011 ed il 2012 sparirà il 22% dei posti di dirigente delle scuole statali: se si applicasse la stessa proporzione alla professione docente si avrebbe la rivoluzione sociale. Nell’anno scolastico che termina più di 3.000 istituti scolastici statali erano diretti da reggenti (come accade da anni). La direzione di un istituto scolastico è forse una professione che non serve più? Oppure si tratta di un abbandono crescente delle scuole da parte dello Stato?

Il dibattito cerca di avviare una riflessione sullo stato di una professione che l’Agenzia Europea Euridyce definì nel 2010 ‘cruciale’ per il futuro della qualità delle scuole in Europa, per ricercarne una nuova identità che corrisponda a questa attesa. Europa inascoltata?

 

 

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Zazzera

(maggio) – “Ringrazio sentitamente tutta la Commissione per l’importante ruolo che mi ha voluto affidare eleggendomi Vicepresidente. Un impegno che mi carica di grande responsabilità”.

Queste le parole pronunciate dal deputato pugliese Pierfelice Zazzera, eletto nelle liste dell’Idv, al momento della sua elezione a vicepresidente della VII commissione Cultura, Scienza e Istruzione, avvenuta nel mese di giugno 2012 contestualmente alla nomina di Manuela Ghizzoni (Pd) a presidente in sostituzione della dimissionaria Valentina Aprea.

Il nuovo incarico non fa venir meno la combattività del parlamentare, che si distingue per l’assidua presenza in Parlamento ma soprattutto per i forti toni polemici usati nei confronti della maggioranza ABC e del ministro Profumo, non dissimili e per certi aspetti ancora più irruenti di quelli utilizzati verso il governo Berlusconi-Gelmini.

 

TuttoscuolaFOCUS torna lunedì 7 gennaio. Seguite gli aggiornamenti dei prossimi giorni sul notiziario quotidiano tuttoscuola.com ( http://www.tuttoscuola.com ).

 

Di nuovo i migliori auguri per il nuovo anno!