2 marzo 2014, tre anni fa moriva Mario Lodi

“Oggi è difficile educare perché il nostro impegno di formare, a scuola, il cittadino che collabora, che antepone il bene comune a quello egoista, che rispetta e aiuta gli altri, è quotidianamente vanificato dai modelli proposti da chi possiede i mezzi per illudere che la felicità è nel denaro, nel potere, nell’emergere con tutti i mezzi, compresa la violenza.

A questa forza perversa noi dobbiamo contrapporre l’educazione dei sentimenti: parlare di amore a chi crede nella violenza, parlare di pace preventiva a chi vuole la guerra”.

Sono parole che impegnano prima di tutto la coscienza professionale degli educatori quelle pronunciate in uno dei suoi interventi rivolti agli insegnanti da Mario Lodi, il famoso maestro di Vho, morto il 2 marzo 2014, educatore, pedagogista, autore di libri e poesie per ragazzi scritti insieme a loro, tra cui Cipì.

Mario Lodi ha interpretato culturalmente il mondo della scuola e dei bambini attraverso un impegno concreto e continuo. Nel contatto quotidiano con i bambini, con la loro osservazione partecipe, ha ridisegnato il valore educativo della scuola, contribuendo a cambiarne aspetti e metodologie.

Sono molte le iniziative per ricordare, nell’anniversario della sua morte, l’opera e la figura di Mario Lodi. Tra le altre ricordiamo quella di “Gessetti colorati” di Ivrea (www.gessetticolorati.it) rivolta a tutte le scuole italiane con invito a produrre un poster ispirato alla lettura in classe di un’opera del maestro di Vho.

Mario Lodi riassumeva la funzione e l’impegno degli insegnanti con questa frase: “Si capisce bene cos’è una scuola quando la viviamo come se fosse il luogo dove si entra competitivi e, dopo aver lavorato e studiato insieme, si esce rispettosi degli altri e tolleranti.”