130 mila quindicenni non competenti: quasi 50 mila in più rispetto all’obiettivo europeo

I quindicenni italiani di dieci anni fa erano in media scarsamente competenti in lingua, matematica e scienze; i nuovi quindicenni dell’anno scorso confermano questo preoccupante gap di competenze, ben lontani dagli obiettivi di miglioramento fissati a livello europeo.

Tra i primi e i secondi è trascorso quasi un decennio, l’equivalente di un breve salto generazionale, ma, nonostante ciò, tutto è rimasto, purtroppo, sostanzialmente confermato. E’ quanto emerge dai dati dell’Education and Training Monitor 2019, un documento della Commissione europea, elaborati da Tuttoscuola.

Nel 2009 i quindicenni italiani (secondo i dati Istat erano 566.856, un numero depurato a 560 mila per situazioni di descolarizzati) con competenze scarse o insufficienti erano:

– in lettura (competenze linguistiche in italiano): il 21% (117.600)
– in matematica il 25% (140.000)
– in scienze il 20,6% (115.360).

Sostanzialmente uno su quattro (in matematica) o su cinque (in lingua e in scienze) non raggiungevano livelli di apprendimento sufficienti. In particolare ricade in questa classificazione, ad esempio riguardo alle competenze scientifiche, “uno studente (che) possiede conoscenze scientifiche tanto limitate da poter essere applicate soltanto in poche situazioni a lui familiari. È in grado di esporre spiegazioni di carattere scientifico che siano ovvie e procedano direttamente dalle prove fornite”.

Uno smacco notevole rispetto agli sforzi profusi dalla scuola italiana.

Fu fissato l’obiettivo di scendere entro il 2020 sotto al 15%, ossia non più di 84mila ragazzi con scarse o insufficienti competenze.

Qual è la situazione nove anni dopo, ormai a due anni dalla meta finale del 2020?

Nel 2018 i quindicenni italiani (572.237, un numero depurato a 565 mila) con competenze scarse o insufficienti sono risultati:

– in lettura il 21% (118.650): nessun miglioramento rispetto al 2009 (quasi 34 mila più di quelli attesi)

– in matematica il 23,3% (131.645), poco meglio del 2009, ma ben lontani dalla soglia-obiettivo del 15% (quasi 47 mila più di quelli attesi)

– in scienze il 23,2% (131.080), addirittura in regresso rispetto al 20,6% del 2009 (46 mila più di quelli attesi).

Vi sembra poco?

Di fronte a questo sconfortante risultato che sembra consolidare una quota pesantemente negativa di giovani non competenti che rischiano di vedere compromesso in prosieguo il loro successo formativo, e di rimanere esclusi o emarginati nel tessuto sociale e produttivo, è legittimo chiedersi quali siano le cause di questo che, senza falsi pudori, si può considerare come un fallimento.

Indubbiamente a questo risultato concorrono varie cause, tra cui il contesto sociale e, in primis, la qualità dell’insegnamento di cui hanno beneficiato quei ragazzi nel loro percorso scolastico nelle scuole del I ciclo e, in particolare, nel triennio finale della scuola secondaria di I grado, al termine del quale viene rilevato, appunto, il livello di competenza conseguito.

Cerchiamo di approfondire le tre aree di competenza, avvalendoci anche dei risultati delle rilevazioni dell’Invalsi.